28 AGOSTO 2017 – 1° GIORNO
Oulx – Cesana – Monginevro – Briancon – Col du Lautaret – Col du Galibier – Valloire | 98.5km e 2.160m+
Strava: www.strava.com/activities/1156639669
- RIASSUNTO PUNTATE PRECEDENTI –
RouteDesGrandesAlpes ’17
i preparativi | 1° giorno | 2° giorno | 3° giorno | 4° giorno
RouteDesGrandesAlpes ’18
1° giorno | 2° giorno | 3° giorno | 4° giorno
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Notte agitata, appena mi sono sdraiato a letto ho capito che addormentarsi sarebbe stato difficile; in mio aiuto è arrivata la campana tibetana che con pochi rintocchi mi ha steso per bene. Alle 4.54 sono sveglio, tisana, colazione con farro + piselli + fagioli azuki, lavato i piatti, buttata l’immondizia. E ora? Tiro fuori la bilancia.
Peso mio 81.8kg
Peso bici 16.5kg
Ci compensiamo: lei aumenta mentre io diminuiscono 🙂
Partenza all’alba, nel momento in cui inserisco le chiavi nella porta penso “…cazzo. Si parte…“
Pedalo lentamente accompagnato dal lampeggiare della luce posteriore e sulla salita del ponte della Dora osservo la silhouette di Saluggia, il campanile, i pini secolari, la villa Incisa e mi sento già “lontanissimo” da casa. A Torrazza mi sento leggero, le gambe girano, la testa è più serena.
Chivasso, stazione, interregionale per Porta Nuova delle 7.08…

Sul treno ed in stazione tanti occhi fissi a contemplare il nulla. Il binomio treno Vs. bici m’ha sempre affascinato ed è bello osservarla appoggiata a pochi metri da me…

A Porta Nuova c’è un monitor luminoso che recita
Il viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi
Marcel Proust
Che l’abbiano messo lì per me? 🙂

Nell’attesa del treno per Bardonecchia mi rilasso ed in un lampo tutte le incertezze spariscono; salgo sul regionale con la bici appesa come un salame a stagionare sulla rastrelliera… 😛

Il treno entra in Valsusa lentamente e dal finestrino osservo il col del Lys – dove abbiamo portato i bambini febbraio con gli slittini – poi la sagoma inconfondibile del Rocciamelone sulla cui cima sono salito insieme al Teo l’autunno scorso.
Ragiono sul fatto che solitamente questo tipo di viaggio lo fanno i ragazzi giovani oppure i “solitari” e forse non è roba da padre di famiglia con 3 figli. Sono una mosca bianca. Non vedo l’ora di scendere dal treno ed iniziare a pedalare…
Ad Oulx parto con grande, grandissima calma, passo davanti alla farmacia dove compravamo l’acido folico quando Stefania era incinta di Mattia, poi davanti alla pasticceria dove facevamo colazione ed infine al bar dove andammo più volte in moto con Mirko e banda…

Ad un certo punto sbuca lui, il mio adorato Chaberton ed una foto è d’obbligo… non sapendo che una settimana esatta dopo sarei salito lassù in MTB dormendo in cima. Ma questo è un altro racconto…

Così vengo agganciato da due simpatici ciclisti di 77 anni con cui ce la raccontiamo fino a Cesana, dove inizia la salita del Monginevro…

Ed è proprio in questo tratto di strada che entro in una dimensione tutta nuova: pedalo ma non sento fatica, ascolto il silenzio, annuso il profumo di resina dei pini che sono a bordo strada…

Arrivo a Cesana e saluto i miei compagni di viaggio. Mi aspetta la prima vera salita del tour: il Monginevro


Sulla salita del Monginevro inizio calmo, cercando di trattenere le energie. Il sole è caldo ed in realtà mi accorgo di salire bene nonostante il bagaglio. La gamba c’è…

Entro nelle gallerie della vecchia statale – ora chiusa al traffico – ed aggancio un altro ciclista su una Tarmac S-Works. Parliamo del più e del meno e mi accorgo di quant’è vero che ad andar in giro da soli, in realtà, non si è mai soli. Me l’avevano detto ma solo ora sto provando sulla mia pelle…

Monginevro o Gran Canyon? 🙂

ByeBye Italia… ci rivediamo tra qualche giorno. Entriamo in terra Francese!

Al Monginevro faccio carico d’acqua e mi mangio una barretta di frutta secca del Lidl, un paio di foto e riparto godendo come pochi in discesa, non dico a livello di farlo in moto ma quasi; tra l’altro ho notato che anche in Francia la domanda “che moto hai?” potrebbe essere tranquillamente sostituita da “che GS hai? 700, 800, 1200 o adventure?” 😛
Che poi vale pure per le bici vista la diffusione di Wilier oltre alpe.

Questa dovrebbe essere la panchina su cui sedevo insieme ai miei ex-colleghi Gigi, Pelassa e Fabiulin DinDinDin quando venivamo a sciare al Mongi…

La discesa verso Briancon è una libidine pazzesca sia in moto che in bici… tornanti larghi. Traffico zero. Asfalto perfetto…

Arrivato a Briancon taglio velocemente verso l’inizio della salita che mi porterà al Lautaret, 24km ed 800 metri di dislivello circa che percorro con un simpatico vento contrario; l’inizio è palloso ma poi l’ambiente inizia a diventare montano e la strada ha alcuni tratti ricchi di curve dove passa un tizio con un Kawasaki Ninja 1000 praticamente coricato: ho goduto per lui…



Le gambe vanno bene e tengo sempre un rapporto superiore all’ideale, per evitare di affaticarle, ma pochi chilometri prima del colle decido di aumentare un po’ il ritmo per arrivare in fretta al Rifugio del Lautaret in cui ho pensato di alloggiare ma…

…ma il cartello indica “ouvert” con la porta chiusa. Suono al campanello e non risponde nessuno, chiamo un numero di telefono segnato sulla porta: idem. Chiamo l’altro e mi risponde una donna dicendo che lei è in Germania ma che suo marito Mike è al rifugio. Ma a quanto pare Mike è andato a spassarsela al casinò di Briancon e così a me non resta che continuare per altri due km fino al colle, in cerca di una stanza ma anche l’albergo al passo è al completo.
Cazzo faccio adesso? Altri alberghi non ce ne sono! Dormo per terra? Mi metto a piangere? Ma no dai…

Il Lautaret con la Barre des Ecrins sullo sfondo…

Bene. E dopo il Monginevro anche il Lautaret è fatto…

È presto – 14.15 circa – e mi scasso una omelette ai funghi con insalata e patatine fritte: la sensazione pazzesca è che non appena ingerita sembra essersi già volatilizzata…

Gli autografi di Froome nel bar…

Gambe in spalla. Nel frattempo ragiono sul da farsi e la soluzione più logica mi pare continuare, anche se non avrei voglia avendo maluccio alle chiappe.
Vabbò inizio a salire il Galibier, scendo a Valloire e cerco lì. Se non trovo scendo a Modane e mi chiudo in una casa aperta o mi apro in una casa chiusa…


La chiamano “route de grand alpes” mica per caso…

La salita è panoramicamente sublime e tecnicamente fattibile se non fosse per le chiappe ululati e per il vento che è tornato a farsi sentire, ma questa volta ad una temperatura assai inferiore; metto il kway e continuo, incontro una bella vacca a bordo strada – ma una di quelle vere con 2 corna, 4 zampe ed altrettante mammelle – la omelette sembra in ascensore tra pancia e gola così quando arrivo al monumento prima del tunnel mi siedo a fiatare e bere un po’.

Eccolo finalmente. Il monumento. E’ ora di riposare un attimo…

K-Way. Un po’ d’acqua. E si ricomincia… ma ormai manca poco!!! Ultimo strappo fino al colle, un cartello lo indica come “le mur du Galibier” ed effettivamente sti ultimi 900m sono tosti…

Da dove arrivo…

…dove andrò…

…dove sono. In cima tira un vento forte e freddo, un paio di foto ai due versanti, un paio davanti al cartello che fino a poco fa era invaso da una comitiva di inglesi; mi siedo e mi accorgo di avere la testa vuota per la stanchezza, meglio scendere alla ricerca di un tetto.

Ah quanto mi piace questa foto della mia biciclettina solitaria in cima al Galibier con i nuvoloni neri che fanno tanto “sturm und drang”

La discesa verso Valloire. Un’altra goduria…


Il primo b&b è “fermè” e vaffan___ ma appena arrivato a Valloire trovo un albergo ad ingresso paese: non è economico ma voglio farmi una doccia calda. Bici in garage. Lettone. Cazzeggio. Doccia. Prosciugo 3 bottiglie di gasata. Svuoto le borse. Sento Stefania per sapere come va in Sicilia. Mi presento a cena in infradito ma il resto dei clienti è decisamente più elegante, loro aperitiveggiano a Pastis, io con una bionda media.
Durante la cena mi sembra di essere Trinità quando entra nella locanda per mangiare i fagioli, dopo aver attraversato il deserto con il suo ronzino: spazzolo tutto compreso il limone di guarnitura al filetto di salmone, faccio numerose “scarpette” ed infine devasto un tortino di cioccolato delizioso. Bella giornata. Tosta… Ora, come diceva Dim il fratello di Alex in Arancia Meccanica:
Doobidoob. Forse un po’ stancuccio. Meglio chiuderla la bocca. Il buon lettuccio chiama adesso. Andiamocene a casuccia a farci un po’ di spatchka. …Right right?
Stanley kubrik
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