Sull’ultimo numero di AlVento c’è un bellissimo articolo sulla Martesana Van Vlaanderen scritto direttamente dal suo ideatore che dichiara di essersi ispirato alle classiche del nord Europa, ideando un giro da 100km con 19 muri – i muur – che sulla carta non sono proprio uno scherzo: pendenze tra 15 e 21% con fondo variabile tra asfalto malmesso, pavè o… erba.
E’ un paio di anni che ho questa manifestazione nel mirino, ne ho letto bene sia come percorso che come organizzazione che come atmosfera che si respira prima, durante e dopo la fatica 🙂
Così nel momento in cui ho deciso di partecipare all’edizione 2019 un istante dopo ho pensato: ma con quale bici? 😮
Con la MTB full non mi sembra il caso, bici da corsa con copertoncini da 25 è una forzatura e quindi ho deciso che è giunto il momento di restaurare la 100% CROMO…
La 100% CROMO all’anagrafe è una Kastle Trekking che mio papà comprò nel 1992 in un negozio di Mercenasco e con la quale andammo parecchio in giro nei pomeriggi d’estate di quegli anni: ricordo che chiudeva l’ufficio alle 17 circa e poco dopo passava a prendermi da mia nonna, io saltavo in sella ad una Bianchi da corsa ed insieme facevamo parecchi percorsi nei dintorni, per lo più su strade secondarie poco trafficate. Il classico era passare dai Ronchi poi Villareggia e via verso la Rocca per tornare a casa.
Ricordo con estremo piacere quei giri con papi, in cui faticavo un bel po’ a restare a ruota ma che diedero buoni frutti: l’autunno successivo decisi di giocare a calcio negli esordienti della Saluggia Virtus e se da un lato ero il più scarso di tutti – il mio soprannome era piede a banana il che la dice lunga sulle mie qualità calcistiche – dall’altro ero anche quello che correva più di tutti, attirando l’attenzione dell’allenatore che mi metteva in testa al gruppo per i giri di corsa di riscaldamento.
A me piaceva molto andare in bicicletta in quel periodo, durante le mattine d’estate leggevo continuamene un giornale che probabilmente era intitolato LA BICI ALMANACCO e su quale c’erano bici di tutti i tipi e di tutti i prezzi ed ovviamente io sognavo una bici da corsa con cambio Campagnolo Record e freni Campagnolo Delta, costosissimi – mi pare 1.200.000 lire – quanto assurdi ma anche esageratamente affascinanti…
Ok, tornando a noi, mio papà aveva questa Kastle Trekking Ultra con telaio in acciaio firmato da Dan Falvey, tutta montata Shimano 700CX mozzi compresi ed insieme andavamo a pedalare qua e là così l’estate successiva la mia Bianchi venne sostituita da una Giant Peloton viola e bianca che con estremo stupore ho trovato su Google Images!
Aveva il cambio Shimano indicizzato ed era molto più moderna della Bianchi ma quell’anno, non ricordo il motivo, pedalammo poco ed alla fine tutte le bici finirono in garage inutilizzate, poco dopo la Bianchi e la Giant furono vendute e la Kastle invece rimase appoggiata al muro con le gomme sgonfie, utilizzata per lo più come appendiabiti o porta caschi (da moto). Per vent’anni…
Arriviamo ai giorni nostri e più precisamente al 3 giugno 2013 quando ho deciso di dare una svolta alla mia esistenza e tra i punti che volevo rivoltare c’era anche la mia NON forma fisica: ero diventato un quintale scarso e mi sentivo veramente appesantito da questi kg di troppo.
Non sapendo da dove incominciare e volendo spendere il meno possibile decisi di evitare piscine e palestre recandomi nel garage dai miei genitori dove gonfiai gli pneumatici della Kastle ed iniziando a pedalare i 10km che separavano casa mia dall’ufficio temporaneo in cui lavoravo allora. Dieci chilometri al mattino in leggerissima discesa e dieci chilometri al pomeriggio in leggerissima salita: 40m+ che all’inizio mi sembravano 1.500…
Delle prime due settimane ricordo dolori lancinanti al sedere ed alla schiena, una fatica immensa a pedalare dopo 5 anni di attività da divano: un supplizio!
Ma sottosotto c’era anche del piacere in tutta questa fatica ed in questo dolore , infatti ricordo che dopo pochi giorni, mentre pedalavo guardando le colline, mi venne voglia di provare qualche salita ma mi imposi di aspettare almeno fine di giugno. E così fu…
Decisi di andare a Moncestino perchè da bocia – ai tempi della Bianchi e della Giant – mio papà descriveva questa salita come una roba da veri uomini ed effettivamente quel caldissimo giorno di luglio non mi sentivo di dargli torto, ebbi i conati di vomito a poche centinaia di metri dalla cima! Ricordo il fiato cortissimo ed il bisogno di fermarmi all’ombra a respirare ma anche la soddisfazione di aver conquistato Moncestino. Mi faccio quasi tenerezza da solo a pensarci a distanza di 6 anni…
A quella prima salita da vero uomo ne seguirono altre perchè, diciamoci la verità, questa piacevole fatica dolorosa mi attirava sempre più. Scoprii solo dopo l’esistenza della serotonina dietro a tutto ciò.
Anche di questo giro ricordo dolori pazzeschi alle gambe e soprattutto la salita verso Albugnano sulla quale mi dovetti fermare una dozzina di volta perchè la frittata era finita ed avevo grattato il fondo della padella. Ma alla fine riuscii a tornare a casa intero…
Ad agosto portai la Kastle in Sicilia per continuare ad allenarmi anche in vacanza, 3 mattine all’alba a settimana, spesso inseguito da gruppi di cani randagi che volevano mordermi le caviglie, mannaggialloro; così a fine agosto era bello pimpante e ricordo bene il mio peso era sceso a 91kg, mi sentivo particolarmente bene ed avevo una gran voglia di salita.
La mia prima volta sulla salita di Oropa resa mitica da Marco Pantani al Giro d’Italia del 1999. Arrivai – anzi arrivammo – al santuario abbastanza bene e senza grossi problemi…
Notare il mio abbigliamento tecnico: tshirt e Adidas rigorosamente slacciate… 😀
Con la salita a Bielmonte le cose iniziarono farsi interessanti, il dislivello aveva superato i 1.000m+ ed anche i chilometri erano aumentati notevolmente e la sensazione di forzare la gravità a colpi di pedale mi esaltava non poco.
Qualche giorno dopo arrivò uno scatolone enorme dall’Irlanda contente la mia prima vera MTB…
…e da quel momento la Kastle tornò a svolgere compiti più umili ma non meno importanti.
Arrivarono altri figli e altri seggiolini sulla Kastle che ha continuato a svolgere il suo sporco dovere fino ad oggi, i bambini sono cresciuti ed ora vanno in bicicletta in autonomia ed è quindi arrivato il momento di far risorgere questa fedele bicicletta!
Così da venerdì scorso, per la prima volta dopo 27 anni di onorata carriera, la Kastle è nella capaci mani di Max (DGM1 – Settimo Torinese) per un restauro meccanico generale in quanto i comandi cambio hanno smesso di funzionare da qualche mese e dopo tutto questo tempo una controllata a freni, ruote e trasmissione non le farebbe affatto male 🙂
Anche perchè la 100% CROMO merita, come ha affermato anche Max: se dovessi vendere questa Kastle prenderesti 50€ ma ne vale molti di più, la componentistica è ottima, il telaio comodo ed in generale si vede che era una gran bella bicicletta per quel periodo. Dai che con pochi soldi la facciamo tornare veloce…
L’idea è quella di tirarne fuori una gravel che poi alla fine è l’interpretazione moderna della scritta TREKKING che questa bicicletta riporta sul tubo obliquo. Seguiranno lavoretti di fino che farò in autonomia con pezzi di riciclo: manopole in spugna, pneumatici nuovi, sella SMP TRK. E poi forse dico forse andrò a correrci insieme la Martesana Van Vlaanderen! 🙂
AGGIORNAMENTO del 25 FEBBRAIO 2019
La Kastle è tornata da DGM1 con:
– cambio nuovo Suntur
– guarnitura nuova Shimano 22-32-42
– pacco pignoni Shimano 7v 11-28
– catena nuova
– pattini freni nuovi
– cavi e guaine nuovi
E per finire l’ho completata con:
– sella SelleSMP mod. TRK comodissima
– manopole in spugna RMS anch’esse comodissime
– pneumatici Continental ATRide 42×700 – in pratica hanno il disegno dei RaceKing
– pedali Shimano SPD argento
Sono veramente soddisfatto, è tornata quasi al suo splendore iniziale dopo 27 anni di onorata carriera!
E messa sulla bilancia ha fatto rilevare 11.85kg che sono un ottimo risultato per una bici con telaio in acciaio in taglia XL
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